Noi, come membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, dobbiamo opporci con coraggio ai pericoli che assediano noi e la nostra famiglia.
Miei cari fratelli e sorelle, sia che vi troviate qui oppure altrove, chiedo che mi favoriate delle vostre preghiere e fede mentre rispondo all’incarico e onore di parlarvi.
Tanto per iniziare, encomio tutti voi: in questo mondo difficile, i giovani della Chiesa sono forti come mai prima; la fede, il servizio e le azioni dei nostri fedeli sono degni di lode; siamo un popolo fervente e pieno di fede, che cerca sempre di essere onesto e morigerato; ci curiamo gli uni degli altri; ci sforziamo di mostrare amore al nostro prossimo.
Tuttavia, per tema di cadere nella compiacenza, vorrei citare un paio di versetti del Libro di Mormon, tratti da 2 Nefi:
«In quel giorno [il diavolo]… [li] cull[erà] in una sicurezza carnale, cosicché diranno: Tutto è bene in Sion; sì, Sion prospera, tutto va bene—e così il diavolo inganna la loro anima».1
Qualcuno ha affermato che l’albero della nostra compiacenza ha molti rami e che ogni primavera fioriscono sempre più gemme.
Non possiamo permetterci di essere concilianti. Viviamo in tempi difficili: i segni sono tutt’attorno a noi. Siamo profondamente consci delle influenze negative nella società che perseguitano la famiglia tradizionale. A volte il cinema e la televisione dipingono eroi ed eroine mondani e immorali, e cercano di assurgere a ruolo di modelli attori e attrici la cui vita è tutto fuorché esemplare. Perché dovremmo seguire una guida cieca? Le radio diffondono a tutto volume musica denigratrice che contiene testi sfacciati, inviti pericolosi e la descrizione di quasi ogni tipo di male immaginabile.
Noi, come membri della Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni, dobbiamo opporci con coraggio ai pericoli che assediano noi e la nostra famiglia. A sostegno di questa determinazione, vi offro diversi suggerimenti, come pure esempi tratti dalla mia vita.
Partirò dalla serata familiare. Non possiamo permetterci di trascurare questo programma ispirato dal cielo, che favorisce la crescita spirituale di tutti i familiari, aiutandoli a resistere alle tentazioni che sono ovunque. Le lezioni apprese in famiglia sono quelle più durevoli. Il presidente Gordon B. Hinckley e i suoi predecessori hanno dichiarato: «La famiglia è la base del retto vivere, e nessun altro strumento può prendere il suo posto o assolvere le sue importanti funzioni».2
Il dottor Glenn J. Doman, eminente scrittore e noto scienziato, scrisse: «Il neonato è quasi la copia esatta di un computer vuoto, anche se è superiore al computer sotto quasi ogni aspetto… Quello che viene immesso nel cervello del bambino durante i primi otto anni di vita, probabilmente vi rimane… Se immettete informazioni sbagliate nel suo [cervello] durante [questo periodo], sarà estremamente difficile cancellarle». Il dottor Doman aggiunse poi che «l’età durante la quale l’essere umano è più ricettivo va dai due ai tre anni».3
Mi piace quest’idea: «La mente è un armadio di cui tu riempi i ripiani». Assicuriamoci che i nostri ripiani e quelli dei nostri cari siano provvisti di ciò che assicurerà la salvezza dell’anima e ci consentirà di tornare al Padre celeste. I ripiani dovrebbero contenere la conoscenza evangelica, la fede, la preghiera, l’amore, il servizio, l’obbedienza, l’esempio e la gentilezza.
Intendo poi parlare dei debiti. Questi sono tempi di prestiti, quando ogni settimana offerte multiple di carte di credito arrivano nella buca delle lettere. In genere, propongono interessi molto bassi per un breve periodo, ma, cosa di cui solitamente non ci si rende conto, giunto il termine dell’offerta, il tasso sale drammaticamente. Vi cito una dichiarazione del presidente J. Reuben Clark Jr., che molti anni fa fu un membro della Prima Presidenza. Questo principio è eterno. Egli disse:
«È norma della nostra vita economica mondiale che si paghino interessi sul denaro preso a prestito…
Gli interessi non dormono mai, né si ammalano, né muoiono; non vanno mai all’ospedale; lavorano la domenica e i giorni di festa; non prendono mai ferie; non vanno mai in visita; non viaggiano; non si divertono mai; non rimangono mai senza lavoro; non vengono mai licenziati; non si prendono ore di permesso… Una volta che vi indebitate, gli interessi rimarranno al vostro fianco ogni minuto del giorno e della notte; non sarete mai in grado di evitarli, di allontanarvi da loro; non potrete mai licenziarli, poiché essi non cedono alle lusinghe, alle minacce o alle richieste; ogni volta che vi lasciate sopraffare o mancate di tener fede agli impegni, vi distruggeranno».4
Fratelli e sorelle, rimango sbigottito davanti ad alcuni annunci pubblicitari che propongono prestiti ipotecari sulla casa, in altre parole, un secondo mutuo. Tali promozioni sono designate a tentarci di prendere a prestito più denaro per avere di più. Ciò che non è mai menzionato è che, se una persona non è in grado di ripagare questo «secondo» mutuo sulla casa, rischia di perderla.
Evitate la filosofia e la scusa che i lussi di ieri sono diventati le esigenze di oggi. Non sono necessità a meno che li rendiamo tali. Oggi molte delle nostre giovani coppie vogliono iniziare avendo più automobili e il tipo di casa per la quale i genitori hanno sudato una vita. Di conseguenza, s’indebitano a lungo termine sulla base di due salari. Forse troppo tardi si accorgono che possono avvenire dei cambiamenti: figli che sopraggiungono, familiari colpiti all’improvviso da malattie, impieghi persi, calamità naturali e altre situazioni che fanno sì che non sia possibile ripagare il debito contratto sulla base di due stipendi.
È fondamentale che viviamo nell’ambito dei nostri mezzi.
Mi sono sentito poi ispirato a parlare alle madri, ai padri e ai figli.
Vorrei raccomandare a ogni madre e padre di essere un buon ascoltatore. Oggi nel mondo in rapido movimento la comunicazione è vitale. Dedicate del tempo ad ascoltare. Voi, figli, parlate con vostra madre e con vostro padre. Può non essere facile rendersene conto, ma i vostri genitori hanno affrontato molte delle difficoltà cui voi oggi vi trovate di fronte. Spesso vedono più chiaramente di voi il quadro generale della situazione. Pregano tutti i giorni per voi e hanno diritto all’ispirazione divina nell’impartirvi consigli.
Madri, coinvolgete i figli nelle faccende domestiche. Spesso è più facile fare tutto da voi che convincere i figli ad aiutare, però è importantissimo che apprendano l’importanza di dare il loro contributo.
Padri, vi consiglio di essere affettuosi e gentili verso vostra moglie. Siate pazienti con i figli. Non assecondateli eccessivamente, giacché devono imparare a camminare con le proprie gambe.
V’incoraggio a dedicare tempo ai figli. Per quanto ne sappia, nessun uomo all’approssimarsi della morte ha mai dichiarato che avrebbe voluto trascorrere più tempo in ufficio.
Mi piace quest’esempio, preso da un articolo intitolato «A Day at the Beach» [Un giorno sulla spiaggia], di Arthur Gordon. Egli disse:
«Quando avevo circa tredici anni e mio fratello dieci, nostro padre ci aveva promesso di portarci al circo. Ma all’ora di pranzo arrivò una telefonata; una questione importante richiedeva la sua presenza in città. Ci aspettavamo una cocente delusione. Sentimmo poi che diceva al telefono: ‹No, non ci sarò. Dovranno aspettare›.
Quando tornò al tavolo, la mamma sorrise [e disse]: ‹Il circo tornerà presto, lo sai›.
‹Lo so›, disse mio padre. ‹Ma l’infanzia no›».5
Fratelli e sorelle, il tempo con i figli vola. Non rinunciate a stare con loro ora. Qualcuno ha espresso diversamente lo stesso concetto: vivete solo in attesa del domani, e oggi avrete per le mani molti ieri vuoti.6
Genitori, aiutate i figli a stabilire delle mete riguardo alla scuola e alla carriera. Aiutate i figli maschi ad imparare a rispettare le donne e i bambini.
Il presidente Hinckley ha detto: «Il modo in cui addestriamo la nuova generazione sarà rispecchiato nelle condizioni del mondo tra alcuni anni. Se vi preoccupate del futuro, occupatevi dell’allevamento dei vostri figli».7
L’esortazione dell’apostolo Paolo al diletto Timoteo fa al caso nostro: «Sii d’esempio ai credenti, nel parlare, nella condotta, nell’amore, nella fede, nella castità».8
Genitori, conducetevi in modo tale che i figli vi considerino esempi degni di emulazione.
Un’esortazione a tutte le famiglie: ricercate il vostro retaggio. È importante conoscere, per quanto possibile, coloro che ci hanno preceduto. Quando scopriamo qualcosa riguardo ai nostri antenati, approfondiamo la conoscenza di noi stessi.
Mi ricordo quando da bambino ascoltai le esperienze fatte dai miei antenati Miller. Nella primavera del 1848, i nonni dei miei nonni, Charles Stewart Miller e Mary McGowan Miller, si unirono alla Chiesa nella loro natia Scozia, lasciarono la casa di Rutherglen e attraversarono l’Atlantico. Sbarcarono a New Orleans e, con un gruppo di santi, risalirono il Mississippi fino a St. Louis, Missouri, dove arrivarono nel 1849. Una dei loro undici figli, Margaret, sarebbe divenuta una mia bisnonna.
Mentre si trovavano a St. Louis con l’idea di guadagnare sufficiente denaro per proseguire sino alla Valle del Lago Salato, scoppiò nella zona un’epidemia di colera. La famiglia Miller fu duramente colpita: nel giro di due settimane morirono madre, padre e due figli. A quell’epoca mia bisnonna, Margaret Miller, aveva tredici anni.
A causa dei tanti decessi, non si trovava alcuna bara, a nessun prezzo. I ragazzi più grandi sopravvissuti smontarono il recinto dei buoi per costruire delle semplici bare per i familiari morti.
I nove orfani rimasti della famiglia Miller e il marito di una delle figlie maggiori partirono da St. Louis nella primavera del 1850 con quattro buoi e un carro, per arrivare, infine, quello stesso anno nella Valle del Lago Salato.
Ho un debito immenso di gratitudine verso questi e altri antenati che amarono il Vangelo e il Signore tanto profondamente da essere disposti a sacrificare tutto ciò che possedevano, anche la vita stessa, per la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi degli Ultimi Giorni. Quanto sono grato per le ordinanze del tempio, che ci uniscono insieme per tutta l’eternità.
Sottolineo quanto sia fondamentale il lavoro che svolgiamo nei templi del Signore per i nostri parenti deceduti.
Oggi sono trascorsi esattamente due mesi da quando i membri della mia famiglia si sono ritrovati insieme nel Tempio di Salt Lake per celebrare dei suggellamenti a favore di alcuni antenati. Questa è stata una delle esperienze più spirituali che abbiamo fatto insieme, ha aumentato l’amore che nutriamo l’un per l’altro e l’impegno nel vivere in maniera degna del nostro retaggio.
Anni fa, quando il nostro figlio minore, Clark, frequentava un corso di religione alla Brigham Young University, il docente durante una lezione gli chiese: «Clark, qual è l’esempio ricevuto da tuo padre che ricordi meglio?»
L’insegnante in seguito mi scrisse per riferirmi la risposta che Clark aveva dato alla classe: «Quand’ero diacono nel Sacerdozio di Aaronne io e mio padre andammo a caccia di fagiani nelle vicinanze di Malad, nell’Idaho. Era un lunedì, l’ultimo giorno della stagione di caccia al fagiano. Attraversammo innumerevoli campi alla ricerca di fagiani, ma ne vedemmo soltanto alcuni, che mancammo. Papà allora, guardando l’orologio, mi disse: ‹Clark, scarichiamo i fucili e mettiamoli in questa fossa. Poi inginocchiamoci a pregare›. Pensai che papà volesse pregare per trovare altri fagiani, ma mi sbagliavo. Mi spiegò che l’anziano Richard L. Evans, del Quorum dei Dodici, era gravemente ammalato e che alle dodici in punto di quel particolare lunedì i membri del Quorum dei Dodici, ovunque si fossero trovati in quel momento, dovevano inginocchiarsi e, per così dire, unirsi insieme in una fervente preghiera di fede per l’anziano Evans. Ci togliemmo il cappello, ci inginocchiammo e pregammo».
Ricordo bene quell’occasione, ma non avevo mai pensato che mio figlio mi stesse osservando, stesse imparando, stesse edificando la propria testimonianza.
Diversi anni fa avevamo un ragazzino che ci consegnava il giornale, ma che non lo faceva sempre nella maniera dovuta. Invece di consegnarci il quotidiano nel portico, talvolta, per sbaglio, finiva tra i cespugli o anche vicino alla strada. Alcune persone servite da lui decisero di scrivere una lettera di lamentela e, un giorno, una delegazione si presentò a casa chiedendo a mia moglie Frances di firmarla. Lei si rifiutò, asserendo: «Perché, è solo un ragazzino e i giornali sono troppo pesanti per lui. Non voglio unirmi in questa protesta, perché lui cerca di fare del proprio meglio». La lettera, tuttavia, fu firmata da molte persone e fu inviata ai supervisori del ragazzino.
Non molti giorni dopo, rincasai dal lavoro e trovai Frances in lacrime. Quando riuscì alla fine a parlare, mi raccontò che aveva appena appreso che il corpo del ragazzino dei giornali era stato trovato nel suo garage, dove si era tolto la vita. Apparentemente le critiche riversate su di lui erano state troppe da sopportare. Quanto sono grato che noi non avevamo firmato la lettera di lamentela. Questa è sempre stata una lezione che mi sono ricordato sull’importanza di non essere critico, ma di trattare tutti con gentilezza.
Il Salvatore dovrebbe essere il nostro modello. Di Lui è scritto: «E Gesù cresceva in sapienza e in statura, e in grazia dinanzi a Dio e agli uomini».9 Egli «è andato attorno facendo del bene… perché Iddio era con lui».10
Ricordiamoci che spesso la saggezza di Dio appare come stoltezza agli uomini, ma la più grande lezione che possiamo imparare in questa vita è che, quando Dio parla e l’uomo obbedisce, quell’uomo fa sempre la cosa giusta.
Possiamo noi seguire sempre il Principe della Pace, che letteralmente ci ha mostrato la via da percorrere, affinché così possiamo sopravvivere in questi tempi turbolenti. Il Suo piano divino può preservarci contro i pericoli che ci circondano da ogni lato. Il Suo esempio indica la via. Quando si trovò davanti alla tentazione, Egli la evitò; quando Gli fu offerto il mondo, Egli rifiutò; quando Gli fu chiesto di dare la vita, Egli la donò.
Ora è il momento. Questo è il luogo. Prego affinché possiamo seguirLo. Nel nome di Gesù Cristo. Amen.
Note
1. 2 Nefi 28:20–21.
2. Lettera della Prima Presidenza dell’11 febbraio 1999; citato in Liahona, dicembre 1999, 1.
3. How to Teach Your Baby to Read (1963, 1964), 43–45.
4. Conference Report, aprile 1938, 102–103.
5. Vedere A Touch of Wonder (1974), 77–78.
6. Vedere Meredith Willson e Franklin Lacey, The Music Man (1957).
7. «Ecco i vostri piccoli», Liahona, marzo 2001, 2.
8. 1 Timoteo 4:12.
9. Luca 2:52.
10. Atti 10:38.
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